Continuano le interviste di Elena Cattaneo agli studi di architettura. E’ la volta dello studio di 74Ram, fondato da Emilia Abate e Francesco Rotondale e ha base a Napoli.
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Perplessità e timori aleggiano sul prossimo appuntamento con la design week milanese: Stefano Boeri, Presidente della Triennale, ha affermato “inventiamoci un Salone all’aperto”. Ritenete che sia una provocazione per portare l’argomento al centro del dibattito o una proposta concreta?
A causa dell’epidemia da coronavirus, abbiamo tutti dovuto modificare qualcosa del nostro modus vivendi, abbiamo tutti rinunciato a qualcosa, abbiamo abbandonato vecchie abitudini, abbiamo preso nuove abitudini, abbiamo dovuto aggiustare il tiro, assumere uno sguardo altro. Spesso la conseguenza di tutto questo è che abbiamo ridotto all’osso le cose da fare, le persone da vedere, le passeggiate, i viaggi, etc. È diventato importante, a questo punto, non smettere di fare progetti (e l’idea di Boeri è certamente un progetto) di immaginare il futuro, non rinunciare, ma ricalibrare.
Secondo noi la strada per l’appuntamento milanese con il design è quella di selezionare, alleggerire, ridimensionare, togliere il superfluo, riscoprire l’essenziale, adeguarsi a nuovi tempi, nuovi scenari, nuove prospettive. Niente Fuori Salone, dunque, ma ritornare al nucleo originario e cioè il Salone del Mobile. Tutto lì, tutto in fiera, una settimana a numero chiuso in cui scaglionare le presenze in base alle prenotazioni. Un Salone solo per chi è realmente interessato al prodotto, solo per gli operatori, un focus reale sui progetti e gli oggetti, sulle aziende, sulle persone. Senza tanti eventi collaterali, senza tante distrazioni, senza feste, aperitivi, installazioni, vetrine. In questo modo, si avrebbe più tempo per concentrarsi sui mobili, per parlare con gli operatori, per approfondire la conoscenza dei prodotti e delle aziende, e magari questo darebbe uno slancio all’economia che ruota intorno al mondo del progetto d’arredo. Lasciandosi dietro tutti gli infiniti eventi e le inaugurazioni e le feste, il focus tornerebbe sul protagonista primigenio: il mobile. Magari questo, a epidemia finalmente passata, farà bene alla Design Week che tornerà negli anni successivi ridimensionata nella sua estensione, ma potenziata nei contenuti. Meno quantità e più qualità insomma. Avete presente quando si potano gli alberi? Subito dopo appaiono spennacchiati, ma poi crescono più rigogliosi di prima. Ecco, prendiamola così, come una potatura necessaria a chiome cresciute troppo, o infestate dalla xylella.
Le aziende stanno sperimentando nuove strade per comunicare i propri prodotti: si sono moltiplicati gli storytelling, le dirette instagram, i webinar, mezzi già esistenti le cui potenzialità sono risultate utili ai più soltanto ora. Non vedo grossi tentativi di inventare qualcosa di nuovo, il punto credo che sia questo: vale la pena investire tempo, energie e denaro in una nuova modalità di comunicazione che non sappiamo per quanto tempo sarà utilizzata? Non sappiamo, infatti, se questa situazione sia provvisoria o si protrarrà per anni.
Mi sembra dunque che in questo clima d’incertezza le aziende siano ancora in una fase di attesa, stanno semplicemente utilizzando le modalità on line come stanno facendo tante altre figure professionali, senza provare a immaginare nuovi scenari, nuove strade, nuove modalità di vendita. E ancora una volta, sono i creativi che dovrebbero scendere in campo per creare nuovi mondi. Sempre che abbiano voglia di immaginare mondi che potrebbero durare solo pochi mesi.Info: www.studio74ram.it