Diritto alla riparazione: ecco di cosa si tratta
Dal 1° marzo 2021 sussiste il diritto alla riparazione di beni elettronici di consumo. Sul regolamento ufficiale pubblicato sul sito dell’Unione Europea, sono ben specificati i punti che cambieranno radicalmente la progettazione ecocompatibile per una serie di prodotti
Sostanzialmente, se qualcuno vi dicesse che si può riparare il vostro elettrodomestico, ma non esistono più i pezzi di ricambio, sarebbe fuori legge. Da pochi giorni infatti, tutti i cittadini europei godono di questo diritto alla riparazione. Si legge all’interno del documento che onde evitare confusione per i fabbricanti e le autorità nazionali di sorveglianza del mercato, in relazione ai valori da includere nella documentazione tecnica e in relazione alle tolleranze ammesse ai fini della verifica, è opportuno ora, aggiungere nei regolamenti modificati la definizione di “valore dichiarato”. Al fine di migliorare l’efficacia e la credibilità di ciascun regolamento e tutelare i consumatori, non dovrebbe essere autorizzata l’immissione sul mercato dei prodotti in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e alterare automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova, allo scopo di raggiungere un livello più favorevole per qualsiasi parametro incluso nei suddetti regolamenti o riportato nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Per i display elettronici, i server e i prodotti di archiviazione dati non sono ancora state elaborate norme armonizzate e le norme esistenti non coprono tutti i parametri regolamentati necessari, segnatamente per quanto riguarda la gamma dinamica ampia e il controllo automatico della luminosità dei display elettronici e la classe di condizione operativa dei server e dei prodotti di archiviazione dati. Fino all’adozione di norme armonizzate per questo gruppo di prodotti da parte degli organismi europei di normazione, è opportuno avvalersi dei metodi provvisori di cui al presente regolamento o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, al fine di assicurare la comparabilità delle misurazioni e dei calcoli.
I display elettronici per uso professionale in settori quali videomontaggio, progettazione assistita da calcolatore (CAD, computer-aided design), grafica o per la diffusione radiotelevisiva presentano prestazioni avanzate e caratteristiche molto particolari che in genere richiedono un maggiore consumo energetico; ciononostante non dovrebbero essere soggetti alle specifiche di efficienza energetica in modo acceso fissate per prodotti più generici. I display industriali progettati per essere utilizzati in condizioni operative estreme di misurazione, prova o monitoraggio e controllo dei processi hanno specifiche particolari rigorose, ad esempio quelle per il livello minimo IP 65 di protezione degli involucri come da norma EN 60529, e non dovrebbero essere soggetti alle specifiche di progettazione ecocompatibile stabilite per i prodotti destinati ad essere utilizzati in ambienti commerciali o domestici.
I produttori devono perciò mettere a disposizione dei tecnici professionisti una serie di componenti essenziali per un periodo minimo che va dai sette anni ai dieci anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità del modello. Perchè questa scelta? Per diminuire l’impatto ambientale causato dai rifiuti legati agli elettrodomestici e allungare così, il loro ciclo di vita. Ora bisogna solo aspettare che il regolamento venga allargato anche a smartphone e computer portatili per esempio, in attesa di un design ecosostenibile di partenza, che omologhi tutti (o quasi), i pezzi di ricambio.