Huawei dimezzerà la produzione di smartphone nel 2021
Come si legge sul sito estero di Nikkei Asia, Huawei Technologies ha comunicato ai suoi fornitori che gli ordini di componenti per smartphone diminuiranno di oltre il 60% quest’anno, mentre le sanzioni statunitensi continuano a farsi sentire.
Secondo la testata online, Huawei ha informato i fornitori che prevede di ordinare componenti sufficienti per 70-80 milioni di smartphone rispetto ai 189 milioni spediti l’anno scorso. Gli ordini di componenti dell’azienda sono stati limitati a quelli per i modelli 4G in quanto manca il permesso del governo degli Stati Uniti per importare componenti per i modelli 5G. Alcuni dei fornitori hanno indicato che la cifra potrebbe essere ridotta a quasi 50 milioni di unità.
Secondo la società di ricerca IDC, il gigante tecnologico cinese lo scorso anno è sceso al terzo posto nel settore globale degli smartphone, dietro Samsung Electronics e Apple. È probabile che Huawei perda ulteriore terreno quest’anno anche a causa della black list statunitense.
A quanto pare, la società non smentisce ne conferma, sceglie il silenzio in questo momento. Huawei a novembre ha venduto il suo marchio low cost, Honor, a un consorzio di oltre 30 aziende cinesi nel tentativo di aiutarlo a a uscire dalle restrizioni statunitensi. Quest’ultimo ha poi affermato di aver ristabilito i rapporti commerciali con i fornitori chiave, tra cui AMD, Intel, MediaTek, Micron Technology, Microsoft, Qualcomm, Samsung, SK Hynix e Sony. Ha lanciato lo smartphone V40 5G in Cina il mese scorso.
C’erano speranze in Cina che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, subentrato a Donald Trump il mese scorso, avrebbe attenuato l’approccio intransigente del suo predecessore al commercio cinese, anche per quanto riguarda i semiconduttori e le relative apparecchiatur, ma ora sembra che la nuova amministrazione manterrà la posizione combattiva di Trump.
Gina Raimondo, nominata segretaria del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, all’inizio di questo mese ha affermato di non vedere attualmente alcun motivo per rimuovere le società inserite nella lista nera dall’Elenco delle entità del dipartimento, perché la maggior parte sono state incluse in essa per motivi di sicurezza nazionale o di politica estera.