“Xiaomi è lieta di constatare che il 12 marzo la Corte ha ordinato un’ingiunzione al Dipartimento della Difesa americano per impedire l’attuazione o esecuzione della designazione di Xiaomi come CCMC. In conformità al provvedimento concesso, la Corte ha annullato completamente e con effetto immediato la restrizione dell’Ordine Esecutivo 13959 che vietava alle società statunitensi di acquistare i titoli di Xiaomi e l’obbligo di cedere le loro partecipazioni azionarie.
Xiaomi ribadisce ancora una volta di essere una società ampiamente controllata, quotata in borsa e gestita in modo indipendente che offre prodotti di elettronica di consumo esclusivamente per uso civile e commerciale. Xiaomi ritiene inoltre che la decisione di designarla come una azienda militare comunista cinese sia arbitraria e irragionevole, e la Corte è dello stesso parere. Ad ogni modo, Xiaomi ha intenzione di proseguire chiedendo l’illegittimità della designazione e la sua revoca permanente.
Xiaomi è un’azienda tecnologica giovane ed estremamente dinamica che nel corso di questi anni ha offerto ai consumatori di tutto il mondo prodotti sorprendenti a prezzi onesti e che continuerà a lavorare incessantemente e con impegno con i propri partner globali per permettere a tutti di godere di una vita migliore attraverso una tecnologia innovativa” – ha dichiarato un portavoce di Xiaomi”.
Ecco lo statement ufficiale sul che appare sul blog di Xiaomi. Dopo aver citato in giudizio i dipartimenti della Difesa e del Tesoro degli Stati Uniti, sfidando la black list in cui è stata inserita e che avrebbe impedito agli investitori americani di acquistare i titoli del colosso cinese degli smartphone, oggi è ufficilamente uscita dalla black list.
Non è bastata quindi la scelta di Donald Trump prima di cedere il posto a Biden: la Corte Distrettuale degli USA per il Distretto di Columbia ha dato ragione a Xiaomi.