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Home Televisione

Pay tv: futuro da aggregatori?

Eliana Corti by Eliana Corti
30 Novembre 2020
in Televisione
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Pay tv: futuro da aggregatori?
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Si definiscono cord-cutter coloro che hanno disdetto il proprio abbonamento alla pay tv (hanno, letteralmente, tagliato il cavo) a favore di soluzioni più agili, come quelle proposte dai servizi on demand. Nel report Trends to Watch: Consumer Trends in a Connected World, Omdia, ora, lancia l’allarme: secondo la società di ricerca, i provider di pay tv devono trasformarsi in aggregatori di app Ott onde evitare la fuga dei loro abbonati. “Il tempismo è tutto, perché il fenomeno del cord-cutting si sta diffondendo oltre gli Usa e sarà incrementato dalla pandemia, che ha coinciso con il lancio di servizi D2c (direct-to-consumer) di brand conosciuti a livello globale”, hanno dichiarato i ricercatori di Omdia a Digital Tv Europe. È la strategia già implementata da Sky con Sky Q, dove i clienti già trovano le app di Netflix, Dazn, Medaset play e dal 2021 anche Disney+. Il vantaggio degli operatori pay, secondo i ricercatori, sta nella proprietà dei set-top-box, il che vuol dire essere già in casa degli abbonati con un device connesso (e avere accesso ai preziosi dati degli abbonati): ora, si tratta di trasformarsi nel punto di accesso ad altri servizi, confermandosi un servizio plus rispetto ad altri. L’esempio di Omdia è in casa Disney: se Disney+ è destinata a raggiungere 95mln di clienti entro il 2024, nello stesso lasso di tempo il canale pay tv Disney Channel perderà il 2% degli abbonati. La transizione tra pay tv a video Ott è avvenuta più in fretta del previsto a causa della pandemia, anche a causa dell’impossibilità di installare parabole e decoder nelle case. A oggi, la penetrazione degli Ott ha superato quella della pay tv in mercati quali Brasile, Germania, Uk e Giappone, e il sorpasso potrebbe arrivare a breve anche in Usa, Francia e India.

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